Beatrice Sansó de Ramírez
15 min readApr 20, 2024

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Omaggio a mia madre attraverso la sua sembianza, la dottoressa Hildegard Rondón de Sansó: una donna che appartiene a tutti i venezuelani.

Di: Beatrice Daniela Sansó Rondón.

Buongiorno, desidero ringraziare le autorità della nostra Università, il suo Rettore, l’antropologo Víctor Rago, il cui impegno per la costruzione dell’Università come progetto sociale e autosufficiente e per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite, la pone indubbiamente su un vero e proprio cammino verso il suo sviluppo e quello dei suoi studenti e professori, e il nostro stimato Preside della Facoltà di Scienze Giuridiche e Politiche, il dottor Juan Carlos Ápitz, Giudice Amministrativo per eccellenza, mio partner nel Dottorato in Legge e nello studio del Diritto Pubblico.

Allo stesso modo, al professor Leonel Salazar, per la sua vicinanza a mia madre durante il suo continuo, entusiasta e instancabile viaggio attraverso i sentieri della Proprietà Intellettuale e la sua perseveranza nello sviluppo di questa disciplina attraverso la ricerca.

Ora, rivedendo il concetto di sembianza nel Dizionario, mi imbatto nel riferimento a “biografia, memorie, vita, confessioni, ricordi”. Permettetemi quindi di andare oltre una semplice, anche se nel caso di mia madre quasi impossibile, sintesi del suo percorso professionale, per cercare di trasmettere a tutti voi l’essenza del suo spirito che spiega la prolificità del suo cammino.

Hildegard Cecilia Rondón Narciso, nata a Carúpano il 5 dicembre 1955, morta a Roma il 3 settembre 2023, figlia del grande poeta Juan Manuel Rondón Sotillo [1] e di Faride Narciso Lahoud di Caracas, i cui genitori erano immigrati libanesi-siriani, deve il suo nome alla profonda ammirazione del primo di essi per due donne molto speciali, ognuna espressione del più avanzato dei loro tempi. Hildegart Rodríguez Caballeira (1914/1933), una bambina prodigio, che all’età di quattro anni parlava diverse lingue e suonava il pianoforte, è stata la più giovane avvocatessa di Spagna con voti eccezionali, oltre ad aver studiato Filosofia e Lettere e Medicina. Nonostante la sua breve vita, fu autrice di oltre 15 opere e si dedicò alla politica e alla riforma sessuale femminile, diventando un’icona per l’avanzamento delle donne.

Il suo nome deriva anche da quello di Santa Ildegarda Von Bingen (1098/1179), musicista, poetessa, scrittrice, scienziata e anche antesignana del femminismo, che divenne Dottore della Chiesa quando tale autorità era riservata agli uomini.

L’educazione di entrambe le Ildegarde fu strettamente guidata dai loro genitori, così come quella di mia madre, poiché mio nonno, poeta, Costituzionalista nel 1946 e diplomatico, fece delle sue figlie due intellettuali per eccellenza, una genetista medica e l’altra avvocatessa, la prima anche pittrice e la seconda poetessa e opinionista. Mia madre e il suo lavoro si rivelarono l’esempio più chiaro della migliore rivoluzione femminile.

La sua maturità, conseguita presso il Liceo Andrés Bello, è stata caratterizzata dalla partecipazione in recital, spettacoli teatrali ed eventi, che lei stessa organizzava. I colleghi di quel periodo la ricordano sempre per il suo slancio culturale.

La sua irrequietezza intellettuale la portò, all’età di 14 anni, a recarsi personalmente alla sede del giornale “El Heraldo”, dove chiese di parlare con il direttore, un amico del padre, senza presentarsi come “figlia del poeta” e chiedendo uno spazio permanente per pubblicare i suoi articoli. Nasce così la sua rubrica “Café y Cigarrillo” (Caffè e sigaretta), il cui titolo parla da sé, essendo all’epoca recente per le donne la possibilità di fumare in pubblico.

Laureatasi con lode nel 1957 come Dottore in Giurisprudenza presso l’Università Centrale del Venezuela, ricevette due borse di studio per l’estero e, nonostante l’attrazione dell’epoca per la Città della Luce, optò per Roma per svolgere gli studi post-laurea.

All’Università La Sapienza ha ricevuto lezioni dai giuristi più rinomati. Da Massimo Severo Giannini, pioniere del Diritto Pubblico nell’ordinamento giuridico continentale, è stata la sua migliore allieva e si è occupata della diffusione delle sue teorie nel nostro Paese. È anche allieva del professor Segni in Diritto Processuale. E nel Diritto Industriale, nello specifico, attraverso i suoi studi sulla “Teoria della Concorrenza e dei Beni Immateriali”, segue da vicino il Maestro Tulio Ascarelli, precursore di questa disciplina nel Diritto Italiano.

La sua perseveranza negli studi ha trovato la sua massima espressione quando, poche ore dopo aver dato alla luce in Italia il suo primo figlio, si trasferisce all’Università per presentare la tesi di “Dottore in Giurisprudenza”, impresa che trova riscontro nella stampa romana, tanto più che ottiene “110 e lode”.

In Italia ha conosciuto il suo futuro marito, il dottor Benito Bruno Sansó, brillante giurista, poi autorità di questa Università Centrale del Venezuela, che l’ha accompagnata nella sua predilezione per il Diritto Industriale e lo studio dei brevetti, andando a formarsi presso il “Centro di Studi Internazionali e sulla Proprietà Intellettuale CEIPI” dell’Università di Strasburgo per ottenere il titolo di esperto tecnico-giuridico nella specialità.

Hanno 4 figli, tutti formati secondo la disciplina dello studio e della ricerca, e tutti hanno ereditato l’amore per l’insegnamento.

A Caracas incontra spesso il Maestro Antonio Moles Caubet, con cui condivide pomeriggi di tè e lunghe conversazioni giuridiche, oltre a concerti e spettacoli teatrali.

Incontra anche personaggi come Juan David García Bacca, Manuel García Pelayo ed Eloy Lares Martínez, ai quali dedica alcuni dei suoi libri e poesie e che influenzano la sua formazione intellettuale.

Negli anni 1954–58 fu Avvocato d’Appello per l’allora Ministero delle Industrie e tra il 1961 e il 1971 è stata consulente legale del Registro della Proprietà Industriale. Questo la portò nel 1965 a scrivere, insieme a mio padre, il libro “Estudios de Derecho Industrial” (Studi di Diritto Industriale).

Allo stesso modo, nel 1956, è stata Assistente di concorso presso l’Ufficio di Assistenza Legale del Ministero della Giustizia. E nel 1972 al Ministero dell’Istruzione.

Nel 1969 si trasferì nuovamente a Roma, in virtù della nomina ad Addetto Culturale dell’Ambasciata del Venezuela nella Repubblica Italiana.

Qui presentò, tra gli altri, il grande Alirio Díaz e il nostro pittore Alirio Rodríguez, la cui immensa vetrata oggi adorna la sede della Corte Suprema di Giustizia.

Nel 1981 si è classificata al primo posto in un concorso senza precedenti e mai più ripetuto nel sistema giudiziario venezuelano per entrare a far parte del neonato “Tribunal de la Carrera Administrativa”, (Tribunale della Carriera Amministrativa), in qualità di Presidente. Nel 1981 è stata nominata Magistrata del Primo Tribunale del Contenzioso Amministrativo e nel 1990 Terzo Sostituto della Camera Politica Amministrativa dell’ex Corte Suprema di Giustizia, diventandone membro effettivo nel 1992.

Tra il 1982 e il 1986 è stata nominata membro della Commissione Tecnica per le Scienze Sociali del Consiglio Nazionale della Scienza e della Tecnologia (CONICID) e Presidente per due periodi della stessa Commissione.

Nel 1999, dopo aver lasciato l’allora Corte Suprema di Giustizia, è stata selezionata direttamente dalla propria organizzazione multilaterale come giudice del Tribunale Amministrativo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra, composto da 5 giudici, ognuno dei quali rappresenta un continente.

A livello universitario, nel 1954 è entrata per concorso di opposizione a far parte della Facoltà di Scienze Giuridiche e Politiche dell’Università Centrale del Venezuela con il rango di Assistente, diventando la prima donna a ricoprire il grado di professore. Nel 1972 è stata nominata capo del Dipartimento di Diritto Pubblico presso la Scuola Nazionale di Amministrazione Pubblica dell’allora Ministero delle Finanze. Nel 1976 ha assunto la direzione della cattedra di Diritto amministrativo I e II presso l’indicata Università.

Nel 1990 è stata la prima donna a ricoprire una cattedra (la numero 16) dell’Accademia di Scienze Politiche e Sociali, dopo essere stata nominata Bibliotecaria, carica nella quale ha modernizzato e riabilitato la Biblioteca Andrés Aguilar; Segretaria; Terza e Seconda Vicepresidente, fino a diventarne Presidente per due anni nel 1996. È anche membro delle Accademie di Spagna e di Cordoba (Argentina).

È stata redattrice di molti progetti di legge, autrice di una vasta opera giuridica, opinionista e poetessa. Come scrittrice, era sempre alla ricerca di nuovi temi e, come ha sottolineato Sofía Ímber nella presentazione della raccolta di questi temi nel suo libro “Huellas y Surcos”, (Impronti e Solchi) “osserva in modo incisivo e insistente i grovigli della società ed estrae le risposte alle domande che la maggior parte dei cittadini si pone[2]. Pubblica le sue “Poemi Diacroniche”, che successivamente amplia con “…e altri sotterfugi per imprigionare il tempo”, che, come prologa il Maestro Luis Beltrán Prieto Figueroa, “è un piccolo grande libro di poesie di un professionista del diritto, o meglio, di una poetessa di professionisti”.

Così vediamo come mia madre si sia avventurata in tutti i settori giuridici dello Stato: la Pubblica Amministrazione Attiva, Tecnica e Consultiva, la Magistratura, il Servizio Estero e l’insegnamento universitario. La sua carriera in ognuno di questi settori si è svolta per gradi, con l’elemento comune di essere sempre entrata per concorso e di aver raggiunto i vertici, senza alcun tipo di salto, o di nomina a mano, senza appoggi politici, solo per i suoi meriti e il suo instancabile impegno.

In ambito giudiziario, si caratterizzò per la sua assoluta imparzialità, per la ricerca permanente della verità vera rispetto a quella formale, che la portò a essere chiamata “il magistrato dissenziente”, data la forza delle sue opinioni dissenzienti, che raccolse nella sua opera “El Otro Lado de la Razón[3], (L’altro lato della ragione) molte delle quali sono ormai diventate dottrina.

Questa obiettività nelle sue posizioni, pur espresse con passione e non con fanatismo, è evidente quando analizza in modo molto approfondito e pubblica tre opere sull’argomento, la Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, scrutando gli Annali dell’Assemblea Costituente, ed esprime con entusiasmo il suo carattere garantista e programmatico in termini di diritti costituzionali, ma critica nella sua parte organica, l’inserimento di due nuovi Poteri che non sono tali, e chiama la concezione della giustizia come sistema di cui gli individui sono parte integrante una “contradictio in terminis”.

A favore del principio dell’immunità dalla giurisdizione e, di conseguenza, della non sottomissione del nostro Paese all’arbitrato internazionale sugli investimenti nel caso di contratti di interesse nazionale che implichino questioni di sovranità; e, inoltre, Le sue tesi e i suoi libri (più di 60, esclusi articoli e conferenze) su Diritto Costituzionale, Diritto Amministrativo, Diritto della Funzione Pubblica, Diritto Amministrativo Contenzioso, Diritto della Protezione Costituzionale, Diritto del Petrolio, Diritto dell’Arbitrato Internazionale e Diritto della Proprietà Intellettuale, tra gli altri, sono oggi una fonte vincolante nel nostro sistema giuridico e sono citati in tutta l’America Latina, oltre ad essere stati tradotti in inglese per essere inseriti nelle biblioteche delle università di tutto il mondo. A ciascuno di essi dedicò molte ore e passione intellettuale, e la rigorosità dei testi era impreziosita in copertina da uno dei bellissimi dipinti della sorella Josefina, che egli incoraggiava a dipingere e la cui immagine metteva in relazione con l’argomento trattato. Costituivano una vera e propria opera d’arte.

La sua irrequietezza e la sua creatività intellettuale la portarono a formulare tesi e categorie, che in seguito avrebbero alimentato la legislazione e la dottrina tradizionale.

Così, troviamo gli atti d’autorità, gli atti quasi giurisdizionali, la riedizione dell’atto amministrativo, l’amparo sopravvenuto, l’estensione del sistema contenzioso-amministrativo, l’estensione degli effetti della dichiarazione di nullità delle sentenze, il principio del legittimo affidamento o dell’aspettativa plausibile, tra le altre, tutte nozioni da lei coniate o rinnovate.

In relazione alla tutela costituzionale in Venezuela, tramite la figura dell´Amparo Costituzionale (una sorte di “injunction” del Diritto Anglosassone) a cui ha dedicato diverse opere, ha combattuto una vera e propria battaglia che l’ha portata a girare il Paese per difenderne la validità nei diversi ordini degli avvocati e nelle università, come una vera e propria azione di tutela, ancor prima dell’entrata in vigore della Legge Organica di Protezione dei Diritti e delle Garanzie Costituzionali, considerando ciò che la Costituzione del 1999 avrebbe poi stabilito, l’applicazione diretta e la natura non programmatica del Testo Fondamentale. Così, ha creato la figura dell’Amparo Sopravvenuto e ha criticato l’Amparo “inaudita altera pars”, che ha chiamato “Amparo senza anestesia” (dal precedente articolo 22 della Legge), considerandolo una violazione dei diritti costituzionali. Ha chiarito che l’Amparo non è una misura cautelare, ma un’azione.

Si è sempre appassionata al tema della tecnologia e del suo progresso, perché la considera “un miracolo”, che consente un migliore accesso a beni e servizi e alla qualità della vita, purché sia, come sottolinea, “usata bene”.[4] Promuove l’uso della tecnologia come mezzo per migliorare la qualità della vita, come dice lei stessa.

Per questo, sostiene e promuove l’apertura del primo corso post-laurea in Proprietà Industriale presso l’Università de Los Andes. Nel 1984 ha redatto un progetto di legge sulla proprietà industriale, promosso dal Registro della Proprietà Industriale e dall’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI).

Egli intende “l’invenzione come la creazione dell’uomo che dà origine a un nuovo prodotto o procedimento, destinato a operare della tecnologia”[5], cioè che fa parte della tecnologia.

Molto importanti sono anche i suoi studi sull’identità dell’inventore, in cui fa riferimento alla proprietà dei brevetti, riconoscendo che la legge venezuelana sulla Proprietà Industriale si basa sulla vecchia nozione di inventore isolato e solitario, quasi solo nei film, quando le invenzioni sono per lo più generate nell’ambito di un rapporto di lavoro.

Per quanto riguarda i marchi e i segni distintivi, è forte la necessità di proteggere i marchi noti, indipendentemente dalla loro registrazione, riconoscendo però la natura mista (dichiarativa/costitutiva) di questa procedura amministrativa.

Considera l’uscita del Venezuela dalla Comunità Andina nel 2006 un passo indietro nel campo della Proprietà Intellettuale, in quanto il vuoto normativo lasciato dalla Decisione 344 della Commissione dell’Accordo di Cartagena ci riporta all’applicazione dell’arcaica Legge sulla Proprietà Industriale del 1955 e delle sue vecchie categorie.

È appassionata del tema dell’Arbitrato Internazionale d’Invenzione, su cui ha scritto diverse opere, come dimostra il suo forte voto di dissenso nella sentenza dell’agosto 1995 della Corte Plenaria dell’ex Corte Suprema di Giustizia, che si è pronunciata sulla nullità degli accordi di associazione che costituivano la cosiddetta “apertura petrolifera”, a favore del principio dell’immunità dalla giurisdizione e, di conseguenza, della non sottoposizione all’arbitrato internazionale sugli investimenti nel caso di contratti di interesse nazionale che implichino questioni di sovranità; e, inoltre, dal 2007 ha inoltre partecipato ad honorem agli arbitrati intentati da EXXON Mobil e Conoco Philips contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela davanti al Centro Internazionale per gli Investimenti ICSID e alla Camera di Commercio Internazionale ICC contro la società PDVSA; nel primo caso, la sua posizione è stata definitiva per ottenere la vittoria del nostro Paese.

Fin dall’inizio della sua specializzazione, ha studiato le norme emanate dall’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo), che regolano gli investimenti. Esamina l’Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio (GATT), firmato nel 1948 all’Avana, che è diventato il precursore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), e sottolinea che, nonostante sia stato concepito come accordo multilaterale sul commercio di beni, servizi e proprietà intellettuale, “si è configurato dopo l’Uruguay Round (1982) come un elemento di rafforzamento della proprietà intellettuale[6].

Fino al 1966, quando “la Convenzione sul Centro Internazionale per la Risoluzione delle Controversie in materia di Investimenti ICSID è stata firmata sotto gli auspici della Banca Mondiale, istituita dalla Convenzione sulla Risoluzione delle Controversie in materia di Investimenti tra Stati e Cittadini di altri Stati (Convenzione ICSID), la quale stabilisce che le condizioni per la risoluzione delle controversie legali in materia di investimenti che sorgono tra un investitore straniero e uno Stato ospitante, anche se sono previste anche controversie tra Stati”.[7]

Nel 2012 ha pubblicato l’opera “En torno alla denuncia de Venezuela del CIADI”, (In torno alla denuncia del Venezuela dall´ ICSID) in cui analizza il principio dell’immunità dalla giurisdizione, la dottrina Drago, che ripudia l’intervento armato e l’occupazione materiale del suolo delle nazioni americane da parte di una potenza europea per la riscossione del debito pubblico”, e spiega il Calvo, da cui è nata la clausola che impone agli stranieri di rivolgersi ai tribunali locali del Paese in cui si trovano e non direttamente alla diplomazia. E soprattutto, nel penultimo capitolo intitolato “Commenti legali sul ritiro del Venezuela dall’ICSID”, solleva una serie di domande e risposte e si chiede soprattutto se tale decisione sia stata vantaggiosa per il Venezuela e cosa succede se il consenso del Paese all’ICSID è contenuto in un contratto, e a questo proposito, come sempre, fornisce soluzioni, attraverso varie alternative alla figura dell’Arbitrato Internazionale sugli Investimenti.

Tuttavia, data la consapevolezza che è necessario avere un regime per la risoluzione delle controversie tra Stati e investitori, concorda con gli esperti che quello applicato dovrebbe essere più equo, meno lungo e meno oneroso dell’ICSID, e propone che venga riformato, separandolo dalla Banca Mondiale, per questo motivo.

La Corte Arbitrale Latinoamericana, che potrebbe essere composta a sua volta da tre giudici con due giudici associati, questi ultimi nominati dal ricorrente ma attinti da liste preparate in anticipo dagli Stati.

Per quanto riguarda il resto delle domande, non vi darò le risposte perché vale la pena che accettiate il nostro invito a leggere quest’opera, assolutamente attuale e applicabile allo studio oggetto di questo prestigioso Seminario.

Mentre scrivevo queste parole, ho conservato nella mia mente l’immagine permanente e quotidiana di mia madre che dettava a Elvira, la sua segretaria, esperta nell’identificare perfino il valore dei suoi sospiri, nella biblioteca della sua casa, che tutti conoscono, nel complesso residenziale di Santa Sofía,[8] ferma, senza scosse, mentre creava categorie e innovava, cercando soluzioni giuridiche ai problemi della vita moderna.

Appassionata di cambiamenti e progressi scientifici, mia madre, elegante, di gran classe, civettuola e femminile, molto attenta, prima di ogni conferenza o evento pubblico, al suo abbigliamento, che preparava con cura e buon gusto.

Mia madre, decisamente versatile, anche quella che oggi chiamano “multitasking”, amante del ballo, del giardinaggio, tennista, ginnasta, estroversa, allegra, colta, intelligente, maliziosa, chiacchierona, appassionata di buon cinema e di musica accademica, molto venezuelana, ma anche italiana e brasiliana, quest’ultimo per aver studiato parte del liceo a Río de Janeiro, lettrice instancabile e appassionata, assolutamente onesta, fedele ai suoi tanti e diversi amici, che amava invitare a casa sua per intrattenerli e regalare loro un fiore.

Generosa nel suo sapere, pedagoga, profonda nei suoi scritti, che esprimeva in modo piacevole, è stata attiva fino alla fine, sempre interessata al mondo circostante e da lì ha cercato di individuare le novità della vita moderna e di darne a tutti noi la sua opinione, quasi sempre ottimistica, in prosa, cosa che ha fatto nel suo ultimo libro il cui titolo esprime da solo quanto detto, intitolato “Commenti sull’oggi e sul domani. I Cambiamenti sociopolitici prodotti nel secolo XXI e uno speciale riferimento alla situazione del Venezuela”, pubblicato a Roma, appena nel marzo del 2022, o meglio ancora in versi, attraverso le sue bellissime poesie, molte delle quali inedite e che trovo ancora di suo pugno, sparse tra le sue carte e i suoi quaderni.

Hai formato migliaia di venezuelani, hai creato una scuola, hai lasciato un’eredità non solo in campo giuridico, ma anche in campo umano. La tua semplicità è stata un modello per coloro che hanno avuto la fortuna di starti vicino.

Mami, sei stata e continuerai ad essere una donna che è patrimonio di tutti i venezuelani, per questo è fondamentale che, attraverso eventi come questi, generosamente organizzati da studiosi come il professor Leonel Salazar, che insiste con successo sull’aggiornamento della Proprietà Industriale, si conservi la tua memoria, si leggano i tuoi scritti e si salvino i tuoi voti, perché non hai lasciato spazi vuoti nelle tue proposte e quindi queste possono continuare a plasmare, ancora di più oggi, il sistema giuridico.

Grazie, mami, per tanto, per tutto, tra l’altro, per non aver smesso un solo giorno con quello sforzo entusiasta e creativo di mantenere vivo e rendere interessante lo studio della vera Legge, quella ben applicata, quella giusta. Ovunque hai camminato hai lasciato, cara mamma, come il tuo libro “Impronti e Solchi”, profondo, intenso, forte. Hai fatto tutto bene, per questo l’applauso che tutti noi, compresi i tuoi nipoti che adoravi, ma a chi sempre trasmettevi valori e disciplina, perché come sempre dicevi “lavorare si riesce lavorando”, ti abbiamo tributato il giorno della tua partenza, continuerà a risuonare nel nostro spirito perché, come diceva Sant’Agostino, vivremo la nostra vita nel tuo nome.

[1] Premio “La Gran Rosa de Oro” (La Grande Rosa d’Oro) come miglior poeta dell’America ispanica. Argentina.

[2] ÍMBER, Sofía. “Para leer y sentir a Hidegard Rondón de Sansó”, (Per leggere e sentire Hildegard Rondón e Sansó) in “Huellas y Surcos”, (Impronte e Solchi), p. 11. Editorial Ex Libris. Caracas, 1997.

[3] Pubblicato da Vadell Hermano Editores. Caracas, 1994.

[4] RONDÓN de Sansó, Hildegard: “El Régimen Jurídico de la Propiedad Industrial”, (Regime Giuridico della proprietà Industriale) p. 13. Editorial Arte. Caracas, 1995.

[5] Idem, p. 125.

[6] RONDÓN de Sansó, Hildegard: “Aspectos Jurídicos Fundamentales del Arbitraje Internacional de Inversión”, (Aspetti Giuridici dell Arbitrato Internazionale di Inversione), p. 9, Editorial Exlibris, Caracas, 2010.

[7] Idem. P. 16.

[8] Presa illegalmente con la forza e occupata dal governo di Nicolás Maduro nel 2021.

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Beatrice Sansó de Ramírez

Abog. SummaCumLaude. Doct. en Dcho. Prof. UCAB-UCV. NYU Cities and Urban Development. Pdte PDVSALaEstancia 8 años: arte y espacio público, social, cultural.